UN NUOVO MUSEO PER L’ARTE CONTEMPORANEA di Sem Galimberti

Si chiama ALT, ma non indica alcuna fermata, anzi è il titolo di una partenza. Ad Alzano Lombardo nasce un nuovo spazio espositivo destinato all’arte contemporanea. L’acronimo ALT sta per Arte-Lavoro-Tempo Libero, denominazione di un edificio ricavato nell’ex opificio dell’Italcementi e situato in via Acerbis al numero 14. Si tratta di una ragguardevole superficie di circa 3500 mq. di spazi espositivi, bookshop, ristorante con cucina a prezzi contenuti, spazi per conferenze ed uffici.
L’iniziativa è partita dai collezionisti di arte contemporanea Tullio Leggeri, architetto, ed Elena Matous, in memoria del marito Fausto Radici, sportivo dello sci, imprenditore e grande cultore dell’espressione artistica contemporanea.
Non si tratta solo di una commemorazione a ricordo di chi ha accompagnato con attenzione, consigli, appoggi finanziari i progetti degli artisti più giovani e promettenti verso la loro realizzazione, ma di una vera e propria palestra della creatività attuale per meglio capire e interpretare il tempo in cui viviamo. L’arte contemporanea usa un linguaggio a volte criptico, difficile da capire, pieno di interrogativi.
Davanti agli stimoli di tanta parte della contemporaneità, c’è il pericolo di un rifiuto a priori, come se l’arte del nostro tempo si sia ridotta a semplice provocazione, a gingillo per pochi, a strumento di un mercato finanziario le cui cifre rischiano l’impazzimento. Il confronto con l’arte antica non può reggere perché la contemporaneità non ha ancora tracciato la sua memoria storica e i criteri di analisi non possono essere quelli dell’arte storicizzata. L’arte contemporanea aiuta a capire il nostro tempo e spesse volte sa preconizzare anche il nostro futuro. Basta non respingerla in partenza, per partito preso.

L’esposizione di Alzano – un vero e proprio museo work in progress – inaugurata alla fine di giugno, presenta una selezione delle opere collezionate dagli anni sessanta in poi, con presenze importanti di artisti come Piero Manzoni, Airò, Arienti, Beecrof, Cattelan e molti altri, ordinate da un comitato scientifico di tutta garanzia composto da Fabio Cavallucci, dal direttore della Gamec Giacinto di Pietrantonio, dal critico Alessandro Rebottini e dalla storica dell’arte Paola Tognon. Ma il tratto più significativo dell’impresa sta nella volontà di mostrare a un pubblico più vasto il frutto di una passione privata lungamente coltivata con competenza, perché il mecenatismo non è morto e continua la tradizione del passato.
Lo spazio espositivo è aperto il sabato e la domenica dalle 11 alle 19, fino al 26 luglio. Dopo le ferie l’esposizione riaprirà il 26 settembre. Cuore-Batticuore organizzerà una visita guidata.