È l’anno del Caravaggio di Sem Galimberti
Mentre a Roma si fanno le file anche notturne per vedere le opere del Caravaggio presso le Scuderie del Quirinale, anche a Bergamo la tensione culturale sale in vista della mostra autunnale che in terra orobica dovrebbe celebrare degnamente il quarto centenario della morte del famosissimo artista. Come si sa, Michelangelo Merisi scomparve sulla spiaggia di Porto Ercole nel 1610 e fu sepolto in fretta e furia a causa del timore di eventuali malattie infettive che avrebbe contratto nella sua irrequieta vita randagia. Ma i resti del pittore non furono mai identificati e, proprio in questi giorni, si sta procedendo a una improbabile identificazione basandosi anche sui DNA prelevati ai suoi presunti discendenti della comunità caravaggina.
La mostra di Bergamo si preannuncia come l’evento artistico di rilievo nel panorama non certo esaltante degli ultimi tempi. Le ristrettezze economiche si abbatteranno con la scure dei tagli anche sulla preannunciata ( e non ancora definita nei dettagli) rassegna commemorativa? Speriamo di no. Certo, ripetere i fasti della mai dimenticata mostra di Lorenzo Lotto non sarà impresa facile. L’esposizione dovrebbe intitolarsi “Gli occhi del Caravaggio”, limitandosi così non solo all’esposizione delle opere immortali del Merisi ma anche a quelle degli artisti lombardi e veneti che il Caravaggio avrebbe sicuramente visto negli anni della sua formazione, tra Milano, Bergamo, Brescia e Cremona. Si tratta di nomi importantissimi tra cui quelli di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Savoldo, Moretto.
Intanto un team importante si sta occupando della questione, da Vittorio Sgarbi a Mina Gregori, coinvolgendo anche lo scrittore Giacomo Berra autore del libro “Il giovane Caravaggio in Lombardia”. Stiamo a vedere quello che succederà in vista dell’autunno.
Intanto possiamo dare uno sguardo alla mostra in corso alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea dell’Accademia Carrara dedicata a Jirì Kolar, un creativo conosciutissimo nel mondo per l’esplorazione del collage. Morto a Praga nel 2002, Kolar è stato l’artista di punta della poesia concreta che, a partire da segni non verbali, è riuscito a dare un senso plastico alle intuizioni poetiche. Segni geometrici, pagine stampate e brulicanti di interventi segnici, vecchie incisioni ringiovanite da interventi giocosi, quadri celebri passati sotto il setaccio dell’ironia e dello sberleffo. Nelle quattro sale della Gamec si possono vedere novantanove opere costruite a partire dal libro, una sorta di “abecedario”, scritto da Kolar stesso.
E se proprio si vuole compiere un viaggetto fuori porta, consigliamo la visione della rassegna storico-artistica allestita a Palazzo Reale di Milano intitolata “I due imperi: l’aquila e il dragone”. Qui si esplorano i legami tra est ed ovest confrontando i manufatti delle dinastie cinesi Qin e Han con quelli dell’Impero Romano. Le due entità non si sono mai incontrate ma resta il fascino della scoperta di due colossi nel cammino dell’umanità. Il percorso espositivo comprende i guerrieri in terracotta, sarcofagi e affreschi, modelli di case e pregevoli utensili in bronzo e oro della civiltà cinese. Dall’altra parte si ammirano i gruppi statuari in marmo di epoca romana, affreschi e mosaici appartenenti alla tradizione artistica mediterranea.
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